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L'ANTIDOTO: Chi si occupa delle visite domiciliari? La storia di una lavoratrice umbra delle USCA

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28 Febbraio

USCA, Unità Speciali di Continuità Assistenziale, istituite col DL 14 del marzo 2020 per “assicurare l’assistenza domiciliare ai contagiati sintomatici ed evitarne l’ospedalizzazione“.

Turni di 12 ore, come per la guardia medica. Sono volontari. “Presto servizio nelle USCA da ottobre 2020. In quel periodo avevamo poche indicazioni anche in termini terapeutici, poi c’è stata la fase in cui gli ospedali si sono saturati e assistevamo a casa persone che normalmente avrebbero dovuto essere ricoverate … a marzo-aprile 2020 hanno mandato una mail con richiesta di disponibilità al servizio USCA“. L’intervistata ricorda di quando “… chiedevamo supplementi di unità perché non riuscivamo a portare a termine ciò che era necessario nemmeno prolungando a 15 ore il turno di lavoro“. Poi l’estate, la Regione toglie il servizio USCA nei fine settimana: le urgenze rimandate al lunedì. “Naturalmente il lunedì c’erano tutte le attivazioni di giornata più l’arretrato di due giorni”.

Lavorano con “strumentazioni che in parte ci sono fornite e in parte sono nostre”. Sono in 5, quotidianamente operativi in due, ogni giorno la coppia si forma turnando. “Si va insieme per limitare i rischi soprattutto in fase di vestizione e svestizione, prima e dopo ogni visita: il collega ti aiuta a vestirti, a pulire le cose, controlla che tu abbia preso tutto. Non abbiamo in dotazione la tuta e lo scafandro come si vede in tv, indossiamo una divisa come quelle del 118 e sopra mettiamo un camicione da chirurgo, che copre fin sotto le ginocchia, doppi guanti, cuffia, doppia mascherina e calzari per coprire le scarpe”.

Di queste persone si parla troppo poco. Ce ne vorrebbero di più, meglio dotate, meglio organizzate, meglio retribuite. Ma alle “Bestie” della comunicazione politica non interessano. Non fanno ‘likes’.


Fonte: Ma. Gi., Micropolis, gennaio 2022

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