Inclusività? Il taglio che lascia indietro i più fragili.
Smask.online
27 Dicembre 
“Sostenere i più fragili e dare una prospettiva di lavoro e benessere a tutti gli altri: non lasceremo nessuno indietro. […]”. Così la signora M sui suoi social si trasforma in buon pastore.
Ma ecco i fatti: da un lato, la riduzione della platea di beneficiari da 2,1 a 1,2 milioni (cioè 900mila famiglie), del reddito di cittadinanza. Il taglio garantisce al governo un risparmio annuale di 1,7 miliardi di euro. Dall’altro, anche un taglio medio di 1.300 euro all’anno per le famiglie rimaste nella nuova forma di assistenza.
Lo rivela uno studio della Banca d’Italia, che mette in luce un taglio dell’assegno dell’11%.
La causa?
I requisiti più stringenti dell’Adi, rispetto al Reddito di cittadinanza.
E chi ne fa le spese? I beneficiari attuali del Reddito, con l’80% circa caratterizzato da bassa istruzione e limitate esperienze lavorative. Queste persone sono ora costrette a intraprendere un percorso a ostacoli di reinserimento nel mondo del lavoro che è tutto tranne che facile. Solo 1.500 casi hanno visto imprese scegliere beneficiari del Reddito, mentre 150.000 persone hanno dovuto cercare lavoro autonomamente.
La misura della signora M colpisce duro, non solo gli “occupabili” tra i 18 e i 59 anni, ma anche famiglie con minori, disabili, over 60 e persone in “condizioni di svantaggio”, cioè persone con disturbi mentali, dipendenze, vittime di tratta e violenza di genere, ex detenuti, senza dimora e giovani tra 18 e 21 anni in comunità o in affido, che devono dimostrare di essere in programmi di cura e assistenza prima di chiedere l’Adi.
Questa è l’inclusività tanto celebrata: un colpo basso a chi è già in ginocchio.
(Fonti: Banca d’Italia, La Repubblica, Qui Finanza, X)
Fonti:
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2023-0820/QEF_820_23.pdf
