Un medico a Lampedusa e un padre che abbandona il figlio: le lacrime di sale che le “Bestie” non dicono.

Smask.online

05 Novembre

Dalla bella pagina FB “La Farfalla della Gentilezza” riprendiamo una storia che le “Bestie” non vi racconteranno.
A parlare è Bartolo, per anni medico a Lampedusa:
“Quando il barcone si era rovesciato, erano finiti tutti in acqua. Erano più di ottocento. Lui era un ottimo nuotatore e aveva messo il piccolo di nove mesi sotto il maglione, sul suo petto. Poi con una mano aveva afferrato la moglie e con l’altra il figlio di tre anni. Aveva cominciato a nuotare a dorso senza fermarsi. Cercando di rimanere disperatamente a galla. Aspettando i soccorsi che non arrivavano. Un’attesa estenuante. A un certo punto aveva sentito il fiato mancargli all’improvviso, le onde che diventavano sempre più alte e la corrente sempre più forte. Aveva dovuto compiere una scelta. Una scelta definitiva, dalla quale sapeva che non sarebbe più potuto tornare indietro. Sospeso tra la vita e la morte, aveva dovuto pensare, calcolare, valutare e poi decidere. Se avesse continuato a nuotare, sarebbero finiti tutti e quattro sott’acqua, morti, annegati. Così alla fine lo aveva fatto: aveva aperto la mano destra e aveva lasciato quella di suo figlio. Lo aveva visto scomparire, lentamente, per sempre. Mentre me lo raccontava non smetteva di piangere e non riuscivo a smettere nemmeno io. «Se avessi resistito solo un altro poco, adesso mio figlio sarebbe qui con noi. Non me lo perdonerò mai»”.
Smask non ha  trovato umana pietà nelle pagine social delle “Bestie” sulla tragedia quotidiana del Mediterraneo. Come se, al di là di avere posizioni politiche diverse su come affrontare la situazione, ai follower non si potesse dire di queste lacrime, e che sono ciò che rende diverso un uomo da – appunto – una bestia.


Fonte: Pietro Bartolo, Lidia Tilotta, “Lacrime di sale: La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza”, Mondadori 2016.