Si cerca – ma ancora non si trova – la variante indiana nella comunità Sikh di Latina. Ma chi sono questi Sikh?

Smask.online

04 Maggio

“Decine o forse centinaia di casi riconducibili a focolai di coronavirus sono stati registrati tra i lavoratori agricoli appartenenti alla comunità sikh nel territorio della provincia di Latina. I numeri non sono ancora chiari, al momento i test esaminati dall’Istituto di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani non hanno riscontrato la presenza della variante indiana” (fonte: Alessia Rabbai, Fanpage, 27 aprile 2020). Ma chi sono questi Sikh? Che lavoro fanno? Si scopre ora che non averli regolarizzati da parte di chi li fa lavorare in nero (perché da soli non possono farlo) non è un problema solo per loro ma per tutti perché per i sanitari è difficile trovarli per fare un tampone? Sfortunatamente no. Da almeno il 2018 i lavoratori denunciano: “Non abbiamo un datore di lavoro: abbiamo un padrone”. Nell’Agro Pontino i lavoratori agricoli sfruttati raccolgono insalata, pomodori e zucchine che “finiscono al Mof, il mercato di Fondi, uno dei poli ortofrutticoli più grandi d’Europa […]. Secondo il quinto rapporto “Agromafie”, di Eurispes e Coldiretti, nel 2016 le organizzazioni criminali hanno guadagnato 21,8 miliardi di euro dallo sfruttamento del mercato agroalimentare. E le infiltrazioni mafiose e camorriste riguarderebbero anche il mercato di Fondi” (fonte: Daniela Sala, Open Migration, 14 marzo 2018). Sostenuti dai sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uil, hanno scioperato, anche nel 2019, soprattuto per denunciare le loro non-condizioni di lavoro, “gli agenti del Commissariato di Terracina avevano arrestato un caporale che sparava contro i suo braccianti per obbligarli ad accelerare i ritmi di raccolta” (fonte: Open Online, 22 ottobre 2019). Forze dell’ordine, sindacati e lavoratori uniti per combattere il caporalato, riprendersi i loro diritti, levare soldi alle mafie… un evidente stato di corruzione e sfruttamento da combattere, riconoscendo diritti, non certo nascondendo tutto sotto un polverone di false informazioni.