“Mangiamo italiano”: perché il protezionismo sarebbe un disastro per l’agroalimentare italiano

Smask.online

01 Settembre

Secondo i dato di ISMEA relativo al 2019 le vendite all’estero di prodotti agroalimentari sono state pari a 44, 6 miliardi di euro, le importazioni, invece, 45,4 miliardi. Quindi la bilancia commerciale è in lieve deficit, quasi in pareggio.

L’Italia per lo più esporta prodotti trasformati e importa soprattutto materie prime. I principali clienti sono i Paesi dell’Unione Europea (28,4 miliardi di euro, ma ci sono stati nel 2019 forti aumenti anche in altri mercati extra-Ue).

Esportiamo vino, latticini, pasta e importiamo ad esempio pesce, frutta e carni. Per valore aggiunto l’agroalimentare italiano è primo in Europa. In questo contesto, suggerire più o meno a chiare lettere di uscire dalle regole comunitarie significa – per restare nel settore – darci la zappa sui piedi. Dobbiamo competere non fare protezionismo perché se lo facciamo noi finirebbero per farlo anche gli altri: basta pensare ai dazi degli USA voluti da Trump contro alcuni prodotti italiani.

L’economia agroalimentare è una cosa seria e necessariamente basata su mercati internazionali, soprattutto per un Paese trasformatore ed esportatore come l’Italia. Certo che fare un post incentrato sul tema della competitività richiede più intelligenza rispetto a chi scrive “mangiamo italiano”.


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