Francesco Tirelli, il gelataio-eroe italiano, rimosso dalla storia nell’Ungheria di Orbàn
Smask.online
02 Gennaio
Rilanciamo dalla pagina La Farfalla della Gentilezza: “Francesco Tirelli …. Negli anni Trenta decise di emigrare in Ungheria, a Budapest, dove aprì una gelateria… Nel 1944 la follia nazista arrivò anche a Budapest: Hitler occupò l’Ungheria e con la complicità del partito razzista e antisemita delle Croci Frecciate… dall’aprile al luglio del 1944, furono deportate ad Auschwitz circa 440.000 persone“.
Francesco “mise a disposizione la sua gelateria per salvare vite umane. Iniziò in sordina, con molta discrezione, invitando i clienti più vicini, più stretti. Li nascondeva nel suo retrobottega. Poi quando diventarono troppi, sfidando il pericolo delle delazioni così frequenti, cercò di procurare altri alloggi, altri nascondigli, altre sistemazioni. In alcuni casi acquistò anche passaporti falsi. Portava cibo, notizie, amicizia e conforto per quelle persone recluse in pochi metri che ormai dipendevano in tutto e per tutto da lui. E lui riuscì a salvarle: non si sa esattamente quante persone devono a lui la vita…
Su Francesco Tirelli c’è un bellissimo libro per bambini: “Il gelataio Tirelli” (Gallucci, 2018), scritto da Tamar Meir, nuora di Yitzhak Meir, uno dei piccoli clienti di Francesco che ha vissuto per mesi, con la sua famiglia nella gelateria”.
Ed ora il presente: l’Ungheria di Orbán, alleato di S&M, ospita da anni numerose manifestazioni neonaziste. Il governo non solo le tollera, ma occulta anche nei programmi scolastici l’entusiastico ruolo delle Croci Frecciate nello sterminio. L’Ungheria di oggi è un paese che non solo non fa i conti con il suo passato ma neppure con il suo presente. Il gelataio italiano Tirelli non è ricordato lì, facciamolo qui. Perché i neonazisti esistono anche da noi. Ma anche persone come quel gelataio.