Indifendibile Grillo che difende il figlio usando i social, ma il signor S. che lo critica ha questi “amici“:
Smask.online
24 Aprile
Amico 1_ Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa.
– “In Russia, se la vittima ha meno di 16 anni e lo stupratore più di 18, può sposarla ed evitarsi ogni tipo di punizione”. Un paese dove si stima che “una donna muore ogni 40 minuti per abuso domestico” (fonte: Shaun Walker, The Guardian, 7 febbraio 2017) e che nello stesso anno ha visto Vladimir Putin firmare una ”legge per decriminalizzare la violenza domestica” (fonte: Lucian Kim, NPR, 16 febbraio 2017).
Amica 2_ Neena Malhotra, ambasciatrice dell’India in Italia.
– In India “poco più di un mese fa, il presidente della Corte suprema nel corso di un’udienza ha suggerito ad un uomo accusato di aver stuprato una studentessa minorenne di sposare la sua vittima per evitare di finire in carcere […] viene denunciato uno stupro ogni 15 minuti, dove la media giornaliera è di 87 violenze sessuali al giorno e dove questo tipo di reati cresce con una media annua del 7%” (fonte: Martina Stefanoni, Radio Popolare, 15 aprile 2021).
Amico 3_ Mateusz Morawiecki, Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica di Polonia.
– “L’Ue condanna la Polonia per l’entrata in vigore del divieto quasi totale dell’aborto: «Attacco alle donne e ai diritti fondamentali»” (fonte: Maria Pia Mazza, Open Online, 28 gennaio 2021). Dopo l’annuncio “dell’uscita della Polonia dalla Convenzione di Istanbul, a luglio” del 2020 (fonte: Alessandro Ajres, Linkiesta, 9 gennaio 2021), la “decisione della corte costituzionale di imporre una quasi totale abolizione dell’aborto”, salvo incesto, stupro o pericolo per la vita della madre (fonte; Annie Hylton, The Guardian, 25 marzo 2021) condannata dall’Europa.
Amico 4_ Viktor Orbán, primo ministro dell’Ungheria.
– Il parlamento ungherese ha “respinto la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne”(fonte: Mariarita Cupersito, Notizie geopolitiche, 8 maggio 2020). ”La Commissaria sui diritti umani del Consiglio d’Europa ha concluso che l’Ungheria stava arretrando sull’uguaglianza di genere e sui diritti delle donne, tra l’altro omettendo di pianificare una nuova strategia nazionale sulla parità di genere e introducendo politiche che relegano la donna a un ruolo esclusivamente familiare […] Le autorità hanno costantemente fallito nel prevenire e combattere la violenza contro le donne e, nei pochi procedimenti giudiziari contro questi reati, le vittime erano spesso sottoposte a forme di stigmatizzazione e trattate in maniera insensibile dagli agenti di pubblica sicurezza, mentre i giudici tendevano ad addossare la colpa alla vittima e a emettere sentenze fondate sul pregiudizio (fonte: Amnesty International, rapporto 2019-2020).