Milano, alcune verità scomode sul Cpr di via Corelli
Smask.online
24 Dicembre
A parlarne ospiti di Radio Popolare l’avvocato Nicola Datena, entrato recentemente nella struttura e difensore di alcuni trattenuti.
L’avv. Datena racconta che ci sono stati “diversi tentativi di suicidio negli ultimi due mesi”, l’ultimo un “ospite di trentasei anni di nazionalità tunisina” ed è dopo questo ennesimo episodio che si è scatenata una rivolta nella struttura, con danni ingenti e un fuoco appiccato. Ricordiamo che nei Cpr non stanno persone che hanno commesso reato, ma persone che devono essere identificate per un eventuale rimpatrio. Attualmente “da quello che ci dicono” continua l’avvocato, “sono una trentina gli ospiti su una capienza di 140 posti”. Datena racconta la sua esperienza diretta: “mancano dei servizi essenziali”, all’interno dei Cpr non ci sono interpreti professionali (ovvero figure in grado di garantire una buona comunicazione tra assistito e avvocato). Anche per i telefoni la prassi è opinabile “pur essendoci per legge una libertà telefonica e di corrispondenza dall’interno verso l’esterno e dall’esterno verso l’interno, poi nella prassi i cellulari personali dei trattenuti (non criminali ndr) vengono consegnati all’ente gestore del centro e riconsegnati poi solo quando verranno poi rimpatriati o vengono liberati” (fonte: Radio Popolare, Prisma, 16 dicembre 2020).
Grazie alla testimonianza di Datena, che porta alla luce i fatti, aiutando chi non ha voce a trovarne una e le persone a farsi un’idea concreta della difficile realtà che ruota attorno a certi fatti di cronaca.